Le vent se lève, Si alza il vento,
il faut tenter de vivre bisogna tentare di vivere
– Paul Valéry
La frase è presa dall’ultimo verso del “Cimitero marino” di Paul Valéry, e da il titolo ad un film di Hayao Miyazaki, regista, fumettista, sceneggiatore e fondatore della celeberrima casa di animazione giapponese Studio Ghibli.
Lo studio Ghibli è maestro nel raccontare storie, vere o inventate, che mostrano la visione dell’amore in mille forme diverse e legate a personaggi indimenticabili.
Oggi parliamo della storia di Jirō e Nahoko, segnata da numerose difficoltà ed eventi che cambieranno la loro vita più e più volte.

Jirō Horikoshi ha da sempre il sogno di volare, ma c’è un problema: è miope. Questo suo deficit fisico non lo può di certo far diventare un pilota, ma grazie all’intervento di Giovanni Caproni, noto ingegnere italiano che gli appare in sogno più volte, riuscirà a seguire la sua passione per il volo e nel 1923 si recherà a Tokyo per intraprendere gli studi di ingegneria. Sul treno incontra Nahoko, una giovane ragazza di una famiglia abbiente accompagnata da una donna di servizio.
Qui, il primo disastro. Un terremoto scuote la città, il treno si ferma, Tokyo è in fiamme, l’accompagnatrice di Nahoko è ferita.
Jirō si carica della donna e Nahoko e le porta al sicuro. Corre all’università dove incontra un suo vecchio amico intento a salvare dei libri dalle fiamme. Qui la prima separazione.
Passano gli anni, è il 1932, Jirō e Kirō, l’amico di università, lavorano come ingegneri alla Mitsubishi, che

dopo qualche anno li manda a fare un viaggio in Europa per studiare le tecnologie aeronautiche tedesche. Qui i due si rendono conto dell’arretratezza del Giappone rispetto al mondo, destinato come Achille a rincorrere la tartaruga (in questo caso il progresso tecnologico). Ritornato in Giappone si prende del tempo in villeggiatura e lontano dal lavoro, e qui incontra di nuovo Nahoko, i due si innamorano follemente ma la ragazza, malata di tubercolosi, rifiuta di sposarlo, promettendogli però di farlo una volta guarita. Qui Jirō incontra Hans Castorp, dissidente tedesco anti-nazista catturato poi dalla polizia segreta imperiale, che darà la caccia anche al protagonista, costretto a vivere nascosto nella casa del suo superiore.
La salute di Nahoko peggiora e Jirō corre da lei, e qui lo Studio Ghibli ci offre una delle più belle manifestazioni d’amore del film; una nota di merito sono infatti i piccoli gesti e manifestazioni d’amore, costanti nel film e piene di carica romantica e significati di una dolcezza infinita, tra carezze, baci e parole gentili. Nahoko parte per un sanatorio in montagna, e Jirō continua il suo lavoro. Dopo qualche tempo la ragazza fugge per tornare dal suo amato, che allertato dal sanatorio corre in stazione. I due si incontrano, si corrono incontro tra la folla e si stringono forte, lei per la debolezza quasi cade, ma lui la sorregge, la stringe, la bacia, si guardano negli occhi e fanno percepire in pieno allo spettatore la forma del loro amore. I due tornano a casa e qui, i padroni della villa in cui Jirō è ospitato, sposano i giovani per farli vivere sotto lo stesso tempo. La convivenza è fatta di bei momenti, carezze, lavoro fino a tarda notte mano nella mano e “nannine” molto stanche uno abbracciato all’altra.
Jirō parte per dei test ad un suo nuovo modello di aereo, Nahoko però è molto malata, e molto stanca, dunque scrive delle lettere ai parenti, gli amici e all’amato per poi tornare al sanatorio.
Il test del nuovo aereo è un successo, tutti festeggiano tranne Jirō, distratto da una forte folata di vento, come quella che li ha fatti conoscere su quel treno, e da cui capisce che qualcosa è accaduto.
Nahoko è morta. Arriva la guerra e Caproni appare nei sogni di Jirō, triste del fatto che i suoi lavori siano utilizzati per scopi ignobili. L’ingegnere italiano però lo rincuora, mostrando la bellezza del suo operato; appare anche Nahoko, che in ultima battuta invita il suo amato a vivere.

Si alza il vento è questo, un monito a vivere, un ricordarci che può accadere di tutto nella nostra vita, dagli eventi più piccoli a quelli più disastrosi e tristi come la perdita di un amore, ma nulla mai dovrà abbatterci, perché la vita va così, ma rimarrà sempre un qualcosa di buono per cui vale la pena vivere; che sia un progetto uscito bene, degli amici, un grande amore o un soffio di vento.
