
La mancanza di interesse verso la lettura che caratterizza i giovani è spesso un’attitudine rimproverata dagli adulti, i quali sottolineano di continuo come le nuove generazioni abbiano perso “le vecchie e buone abitudini”.
Però di recente, noi studenti della redazione del “Russell Fontana News” abbiamo ritrovato dei libri nei cassonetti dell’istituto Russell, dopo che qualcuno li aveva catalogati come futili. Quello che stava per essere perduto per sempre era un patrimonio letterario inestimabile, da romanzi sud americani, a manuali di filosofia, passando per testi latini e greci, fino ad arrivare a poesie russe e romanzi di fine settecento, ottocento, e novecento.

Questo articolo non vuole però risultare paternalistico, bensì cerca di portare con sé una serie di riflessioni. I libri sono più di meri supporti per la lettura, contenitori di informazioni, ma una vera e propria carta di identità del tempo in cui sono stati scritti e stampati: la scelta dello stile della copertina, i caratteri di stampa, la sinossi e la decisione stessa di pubblicare un determinato libro dicono molto dello sviluppo della società. Inoltre i libri sono una sorta di memoria fisica, la scatola nera delle vite umane, che salva dall’oblio.

Lo stesso Ray Bradbury diceva: “Sapete che i libri hanno un po’l’odore della noce moscata o di certe spezie d’origine esotica? Amavo annusarli, da ragazzo. Signore, quanti bei libri c’erano al mondo un tempo, prima che noi vi rinunciassimo!”
Ecco perché bisogna salvare i libri
