Finalmente si torna in gita: la visita in Duomo!

di Silvia Colombo, Morena Domenichini, Anna Giliberti

Si è conclusa con una giornata di visita al Duomo una prima parte del modulo di Educazione Civica proposta alla classe 3d del liceo artistico dedicata al Bene Comune.

Stupiti dalle immagini che si proiettavano a lezione e dalla storia della costruzione della cattedrale, che come documentato da un recente studio storico economico, è stato costruito grazie alle piccole elemosine di molti, la classe si è appassionata al senso di appartenenza e di amore al lavoro e al bene comune di cui il Duomo è testimonianza, chiedendo con insistenza di andarlo a visitare. E così l’11 novembre, per la prima volta dopo l’inizio della pandemia, abbiamo trascorso una giornata nel centro di Milano.

Come Renzo Tramaglino, salendo le scale della Metropolitana abbiamo dimenticato tutti i nostri guai, rimanendo a contemplare quell’ottava meraviglia, che abbiamo visitato in ogni angolo: da sopra _ salita a piedi alle terrazze, a sotto _ visita dell’area archeologica, compresa ovviamente, la cattedrale, il museo e la cappella Ducale di S. Gottardo in corte.

Salendo tra le guglie si sente Elisa che dice ad una compagna: “Cose così belle che nessuno può vedere non si fanno più, perché non c’è più cosí tanto amore.” Le fa eco Sofia che ci scrive di “essere rimasta particolarmente colpita da un fatto:avere compreso quanto la realizzazione del Duomo sia una manifestazione dell’amore degli uomini medievali per Dio. Infatti oggi è possibile visitare le terrazze del duomo e quindi ci è concesso ammirare anche le più piccole statue che si trovano sulle guglie, ma per i medievali non era lo stesso, non era possibile arrivare fino alle terrazze, e quelle statue erano viste soltanto dagli addetti ai lavori.” È il paragone con i giorni nostri, ancora a suscitare sconcerto ” perché non credo che ad oggi si potrebbe creare un’opera architettonica di questo genere solo per l’amore di Dio e con un senso tale di collettività come avvenne per il Duomo.”

Sara invece “che tutte le volte che capita nei paraggi del Duomo di Milano cammina con il naso all’insù, è affascinata in modo particolare dalle sue vetrate per i loro colori accesi, d’effetto e i loro soggetti “ tanto che dice, “vorrebbe studiarle”. Bel risultato!

A tutti la salita alle terrazze ha tolto il fiato non per le ripide scale, ma scrive ancora Sara, per “l’esperienza stupenda di camminare fra le guglie, e poter ammirare da vicino gli archi rampanti e i mostri che lo decorano, che a primo impatto possono sembrare “spaventosi”, ma poi vedendoli da vicino nei loro dettagli li si ammira per la loro bellezza e il loro significato di protezione dal male”.

E nonostante per qualcuno non fosse la prima volta si è trattato comunque di una scoperta, “perché lo studio,” ci scrive (un’altra) Sara,” ha permesso di analizzare la bellezza e la struttura del Duomo da un nuovo punto di vista, un punto di vista “artistico”. Ed è stato, aggiunge sempre Sara, “come se avessi visto per la prima volta la vera bellezza di questo monumento, con le sue guglie, le sue vetrate, i suoi dipinti, e quel marmo bellissimo. Abbiamo la fortuna di avere a pochi km di distanza un monumento di una bellezza artistica riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo e nemmeno ce ne rendiamo conto.” Anche Paola si accorge che “come molti  sottovalutava il Duomo e si  limitava a guardarlo; studiandolo e rivedendolo dal vivo mi sono resa conto della sua bellezza ancor di più.” E pensa “che ogni cittadino milanese dovrebbe visitare bene il Duomo, perché é davvero magnifico. Magnifico non solo architettonicamente, ma anche per il panorama e la magia che ci regala.” 

Rendersi conto del patrimonio artistico che ci appartiene: un passo di maturità.

Oltre alla vista dal tetto, a sorprenderci è stato “il raffinato modello in miniatura di legno, esposto al museo.” Anche il percorso museale è risultato molto coinvolgente, “con quei blocchi di marmo in penombra illuminati da fasci di luce e quelle vetrate originali e stupende”: “liberi di vagare per i corridoi del museo (non c’erano altri visitatori) è stato bello apprezzarne in autonomia la sua bellezza.” Dal museo siamo sbucati nella chiesa ducale di S. Gottardo, il più bel campanile di Milano, sotto al quale eravamo già passati. Entrando nella chiesa affrescata da Giotto e dalla sua bottega, ma trasformata in elegante bomboniera con le pareti rosa in stucco veneziano e gli eleganti capitelli ionici dagli artisti di Napoleone, Gaia afferma che la vorrebbe come casa. Il buon gusto non manca e nemmeno l’entusiasmo.

Tutta questa  bellezza  ha fatto scrivere a Marco che “Con tutti i dipinti e le sculture cosi belle mi è sembrato di stare in paradiso un luogo di pace e tranquillità”, Marco che primo fra tutti, trovatosi davanti alla cassetta delle elemosine per i poveri entrato in cattedrale alla discesa dalle terrazze, ha posto mano al portafoglio seguito da tutti i compagni.

Ecco la cittadinanza attiva: un gesto semplice e gratuito, che contagia l’umanità di chi è vicino.

Ritirati i panzerotti prenotati da Luini ci siamo seduti sulle scale dell’Apple store per una sosta di ristoro, dopo aver camminato su è giù per quasi 4 ore. 

Camilla esprime la gioia di tutti ” per la giornata molto significativa.

Dopo tanto che non si facevano uscite di didattiche  questa prima gita ci ha aiutato a instaurare un rapporto più forte tra di noi, attraverso piccoli momenti di un’indimenticabile giornata.'” Anche le proff. condividono!

Ma da Sara ci arriva un Post Scriptum: “I panzerotti di Luini, seppur molto rinomati, secondo me, sono sopravvalutati:  pensavo fossero più buoni.” La prossima volta prenotiamo il Savini.

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