di Gaia Croce
Dal 22 marzo 1922, come previsto dalle direttive dell’agenda 21, si celebra la Giornata mondiale dell’acqua. Oggi tutti sappiamo come il suo ruolo sia necessario e come questa, sotto certi aspetti, sia in pericolo; non siamo qui per parlare di come questa stia vivendo un momento difficile, bensì per celebrarla.
Quale potrebbe essere uno dei migliori modi per esaltarla? A mio parere attraverso l’arte, specialmente la poesia. Diversi poeti si sono occupati di scrivere e dedicare le proprie poesia all’acqua come, ad esempio, Eraclito, Ungaretti, Montale e Emily Dickinson.

Per elogiare l’acqua nella sua totalità, vi pongo 3 delle poesie, a mio parere più toccanti su questa.
Il primo dei 3 poemi, è “Water is taught by thirst” (“L’acqua la insegna la sete”) di Emily Dickinson:
Water, is taught by thirst.
Land-by the Oceans passed.
Transport-by throe-
Peace-by its battles told-
Love, by Memorial Mold-
Birds, by the Snow.
L’acqua, la insegna la sete.
La terra – gli oceani trascorsi.
Lo slancio – l’angoscia –
La pace – la raccontano le battaglie –
L’amore, i tumuli della memoria –
Gli uccelli, la neve.
La seconda, non di certo per importanza, è “Acqua” di Gabriele D’Annunzio:
Acqua di monte,
acqua di fonte,
acqua piovana,
acqua sovrana,
acqua che odo,
acqua che lodo,
acqua che squilli,
acqua che brilli,
acqua che canti e piangi,
acqua che ridi e muggi.
Tu sei la vita
e sempre sempre fuggi.
Per concludere, cercando di elogiare al meglio l’acqua, lascio la poesia di Wislawa Szymborska
“L’ acqua”:
Sulla mano mi è caduta una goccia di pioggia,
attinta dal Gange e dal Nilo,
dalla brina ascesa in cielo sui baffi d’una foca,
dalle brocche rotte nelle città di Ys e Tiro.
Sul mio dito indice
il mar Caspio è un mare aperto,
e il Pacifico affluisce docile nella Rudawa,
la stessa che svolazzava come nuvoletta su Parigi
nell’anno settecentosessantaquattro
il sette maggio alle tre del mattino.
Non bastano le bocche per pronunciare
tutti i tuoi fuggevoli nomi, acqua.
Dovrei darti un nome in tutte le lingue
pronunciando tutte le vocali insieme
e al tempo stesso tacere – per il lago
che non è riuscito ad avere un nome
e non esiste in terra – come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.
Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
È accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.
Spegnevi case in fiamme, trascinavi via case
come alberi, foreste come città.
Eri in battisteri e in vasche di cortigiane.
Nei baci, nei sudari.
A scavar pietre, a nutrire arcobaleni.
Nel sudore e nella rugiada di piramidi e lillà.
Quanto è leggero tutto questo in una goccia di pioggia.
Con che delicatezza il mondo mi tocca.
Qualunque cosa ogniqualvolta ovunque sia accaduta,
è scritta sull’acqua di babele.