L’importanza di ricordare

di Federico Baccilieri

… e come farlo

Il giorno 7 febbraio ha tenuto un incontro presso il Cinema Teatro Italia qui a Garbagnate Milanese: Fiammetta Borsellino, figlia dell’ex giudice e magistrato, ha intrapreso la carriera di Giurisprudenza e per 17 anni lavora nella Pubblica Amministrazione presso il comune di Palermo. 

Da diverso tempo però, si occupa di tenere vivo il ricordo del padre tramite diverse conferenze ed interviste per l’Italia. Arrivati a teatro, dopo qualche minuto a sedere, la preside dei nostri istituti: la prof.ssa Giuseppina Pelella, ha accolto la relatrice che ha aperto l’incontro con un monologo in cui ha raccontato precisamente quello che fu l’operato del padre, segnato da forti amicizie sia con le persone del mondo in cui lavorava, sia con gli amici e parenti (per così dire) quotidiani.

Amo ricordare di mio padre, quella sua incredibile capacità di non prendersi mai sul serio ma al tempo stesso di prendersi gioco di taluni suoi interlocutori. Queste qualità caratteriali l’hanno aiutato in vita ad affrontare di petto qualsiasi cosa minasse il suo ideale di società pulita e trasparente e sono sicura lo avrebbero accompagnato ancora in questo particolare periodo storico, in cui l’illegalità e la corruzione continuano ad essere fenomeni dilaganti nel nostro paese

Di fatto poi, l’incontro intero si è basato sui ricordi, aiutati ad essere rievocati tramite le numerose domande degli studenti. Le prime domande sono ruotate molto attorno al tema della “vendetta”, del rimorso, dell’odio e della rabbia. Fiammetta Borsellino ha però risposto a tutte queste domande con una calma quasi irreale, quella calma che contraddistingue coloro che da molto hanno perso un parente caro o un amico o chicchessia in un grave disastro, un placido sconforto che negli anni ha tramutato i sentimenti di rabbia e vendetta in passione e determinazione. Tali sentimenti sono alla base dell’operato della nostra relatrice, la quale più volte durante l’incontro ha tenuto a sottolineare quanto sia importante che anche le nuove generazioni si interessino a quel che fu la mafia e quel che le mafie sono tutt’ora, lottando strenuamente contro esse e l’illegalità che tanto domina nel nostro Paese.

Si è passati poi ad un secondo “blocco” di domande, spinte da una curiosità fanciullesca, su curiosità riguardanti la vita del magistrato.

(Attenzione, per fanciullesco non intendo dire siano state sciocche, ma la intendo come quella curiosità innata di cui parla anche Pascoli.)

A queste domande le risposte non sono state date con la stessa placida calma di prima, ma più con quel modo molto colloquiale col quale un parente ti racconta una storia ad un pranzo di famiglia. Come spesso accade in queste situazioni, un blocco del piedistallo su cui viene posto Borsellino crolla, ponendolo più vicino al piano di noi “esseri umani”, una figura storica dunque si avvicina a noi, e pare quasi parlarci faccia a faccia. 

Escono fuori ricordi, emozioni e nomi che hanno accompagnato il magistrato durante il suo percorso, come Falcone, gli uomini della scorta, gli altri giudici, membri delle forze dell’ordine, amici e parenti; tutti molto vicini al giudice ed ognuno con una storia ed una visione dello stesso.

Dopo due ore di incontro e molte domande, l’incontro si è concluso con l’invito non solo di ricordare le vittime di mafia, ma anche di lottare. Lottare contro la criminalità, lottare contro la violenza, lottare contro le ingiustizie e lottare per far sì che il nome di suo padre non scompaia, per far sì che quella morte non sia stata vana, per far sì che l’Italia possa cambiare.

Tuttavia, mi sento in dovere di sottolineare alcune criticità riscontrate durante l’incontro; come ad esempio la parlata molto prolissa della nostra relatrice, che si allungava molto, troppo, con concetti e fatti anche interessanti, ma che diluiti nel tempo andavano perdendo il loro interesse. Questa dialettica prolissa si ritrova anche nelle risposte, che spesso divagavano molto, andando a dimenticare quel che era il punto della domanda, che infine non avevano risposte. Anche la modalità è stata un fattore che ha complicato il dialogo: eravamo troppi a mio dire, troppe persone con troppo poco tempo generano troppe domande con risposte affrettate, l’atmosfera somma del luogo e dei temi si mischia a quella casalinga e confidenziale delle domande e delle risposte, generando confusione.

Dunque ci tengo a dire che è molto importante ricordare, ma è anche importante sapere come farlo, creando interesse e senza perdersi in discorsi importanti quanto complicati.

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