di Luna Russo

Tutto è partito da una domanda “Qual è il più grande ostacolo all’autonomia che noi, PERSONE CON LA VISTA, spesso sottovalutiamo nella vita di una persona ipovedente?”
“Accedere ai siti, non sono progettati per la sintesi vocale perché la maggior parte delle volte non viene letta, e senza la presenza di una persona vedente risulta difficile.”
Perché non ci abbiamo mai pensato? Accedere a siti per fare la spesa, la banca, o semplicemente studiare, per una persona ipovedente è quasi impossibile perché
“la maggior parte dei siti non legge la sintesi vocale!”
E da qui un sacco di idee, pensieri e riflessioni fino a un’altra grande scoperta, Matteo, studente del Russell, ipovedente, che ha trasformato le riflessioni sulla sintesi vocale in domande quali: “Come si può studiare? Uno studente ipovedente è davvero messo nelle condizioni di poter studiare? E se sì come?”
Il passo successivo è stato, semplicemente, quello di chiedere a lui.
La chiacchierata con Matteo è stata interessante, mi ha arricchito molto e la cosa principale che ne è uscita è che noi semplicemente non abbiamo consapevolezza di ciò che vuol dire essere ipovedente. La NON consapevolezza ci porta a commettere errori: il primo tra tutti è associare una problematica a una persona trasformando così MATTEO nel “ragazzo ipovedente” che va aiutato, che non può o non sa fare, che ha bisogno di noi.
Dalla nostra conversazione ne è uscito che semplicemente non è così, Matteo non è il suo problema, Matteo è Matteo. E se forse ci fermassimo a chiedergli, scopriremo che di “diverso da noi” ha solo un applicazione che ingrandisce ciò di cui ha bisogno; il resto, poco di più, nulla di meno, Matteo ha social, esce, vive, a scuola studia, fa le interrogazioni, le verifiche, i lavori di gruppo, prende appunti. Cosa cambia nella sua vita piuttosto che nella nostra? Utilizza il PC, i documenti di Google sono essenziali, il primo passaggio per essere uno studente, attraverso gli strumenti presenti come lettura e ingrandimento può sottolineare, studiare, scrivere e produrre.
Ma la domanda rimaneva ancora, “la sintesi vocale compensa la vista?”
E, seppur la risposta di Giovanna, guida di Dialogo nel buio, dalla quale è partita tutta la riflessione, era stata positiva definendola fondamentale, la risposta di Matteo mi ha mandata in confusione: “No, la sintesi non è utile, perché non funziona”, e quindi il problema alla fine è tornato a presentarsi: “sarebbe un buon strumento se fosse programmata per essere utile, se permettesse di leggere e sottolineare solo determinati pezzi ma così, così, è solo poco funzionale!”. Matteo potrebbe evidenziare migliaia di difetti che quest’ultima ha, e che gli crea più confusione del suo stesso problema, legge male, e sempre tutto da capo, non si può fermare, né sottolineare, non può utilizzarla per studiare, non lo aiuta davvero!
A questo punto, dopo avervi raccontato un po’ della vita di Matteo e della mia esperienza, possiamo solo sottolineare due cose a gran voce: la prima a tutti coloro che programmano i siti, e perché no, anche ai nostri studenti delle scienze applicate: Inventiamoci un modo per renderla funzionale davvero!
E la seconda, a tutti coloro che leggeranno: Matteo, come tutti noi, è solo e semplicemente Matteo! Trattiamolo come tale, smettiamola di crearci ai problemi o paranoie, non pensiamo a lui solo come il suo problema, non parliamo per o di lui come se non ne fosse capace, alla fine se non ce la fa, chiede aiuto, come tutti noi.