La sottile linea che separa il conflitto dalla violenza maschile sulle donne

di Federico Baccillieri

Il 25 novembre 2021 si è tenuta all’Agorà di Arese una conferenza dal titolo “La sottile linea che separa il conflitto dalla violenza maschile sulle donne” riguardo un tema oramai quotidiano nel “bel Pese”: violenza sulle donne

In questa occasione erano presenti diverse figure che si sono impegnate nel sociale per combattere il dilagante morbo della violenza, tra cui Michela Palestra, la sindaca di Arese con Riccardo Tora, maresciallo dei carabinieri; Chiara Ugolotti, la gestrice dell’associazione “la Rotonda” (Baranzate) e Giacobbe Fragomeni, Campione del mondo WBC nel 2008 per la categoria dei pesi massimi leggeri; in aggiunta alcuni ragazzi della classe 4^B del nostro istituto, compreso io, hanno letto alcuni brani inerenti all’argomento. Ognuno degli ospiti, escluso il maresciallo (per motivi burocratici), ha spiegato al pubblico come lavorino e si impegnino attivamente per la difesa e la tutela non solo di donne vittime di violenza, ma anche di donne in difficoltà economica o madri single; raccontando storie, esperienze e portandoci attivamente coi loro racconti nelle vite di quelle stesse donne. Perfino al pugile si spezzava la voce anche solo a raccontare certi aneddoti di ragazze che hanno iniziato a praticare il suo sport unicamente per difendersi, poiché troppo spaventate da ciò che un uomo potrebbe fare loro.

Durante tutta la conferenza continuavo a pensare alla giornata, e a come non capissi come mai noi fossimo lì. Il 25 novembre è una di quelle giornate che mi mandano in gran confusione, anche perché non so mai bene come classificare tali occasioni, anche solo da un punto di vista puramente lessicale; a volte sento qualcuno che usa il termine “festeggiare” associato a questa giornata, ed io mi chiedo, che festeggiamo? Altri usano il termine celebrare, ed anche qui non capisco che celebriamo? Noi celebriamo il 25 aprile, festeggiamo il 2 giugno e così anche per il primo maggio e per tutte quelle ricorrenze che segnano l’inizio di un’epoca nuova, fiorente, aurea quasi. Ma io non festeggio giornate come il 27 gennaio, il 10 febbraio, il 23 maggio  o ancora il 2 agosto, in queste giornate non si festeggia ne si celebra, si commemora. Commemoriamo i morti, commemoriamo le persone che hanno perso dei cari, commemoriamo le città e ricordiamo, ricordiamo soprattutto, quanto quegli avvenimenti siano stati orribili, e come l’umanità sia caduta in basso. 

Per questo il 25 novembre mi manda in confusione, noi festeggiamo il fatto che il mondo intero abbia riconosciuto la violenza sulle donne come un problema serio e che si tenti di intervenire, ma commemoriamo anche tutte quelle donne che tristemente sono morte, vittime della violenza di coloro che amavano o magari di qualche sconosciuto in cerca di “divertimento”. Mi confonde anche l’esistenza di tale data nella nostra società che sembra essere così avanguardista e aperta, una società che sembra quasi toccare il futuro utopistico dei film di fantascienza e che però si ritrova le mani sporche del sangue di migliaia di povere donne che altro peccato non hanno commesso se non quello di nascer tali.

A voi, compagnə rivolgo il mio appello, ovunque voi siate, in qualsiasi circostanza voi siate, se siete vittime o conoscete un qualcuno vittima di violenze, non perdete tempo ed aiutatelo o fatevi aiutare, con ogni mezzo, lottate, lottate per voi, lottate per gli altri, lottate per la parità, per l’uguaglianza e per il diritto di tutte le donne di vivere in pace. Così che un giorno, il 25 novembre possa passare dalla giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, alla giornata in cui tale violenza è finita ed a quel punto si, che assieme, la potremo festeggiare.