di Giorgia Di Pasquale

L’11 marzo presso il Liceo B. Russell- L. Fontana si è tenuto un incontro con Maria Lovito, autrice del libro La gabbia di Anna, organizzato dal professor Leone Raul Tolisano e coordinato dalla professoressa Alessandra Fattori. La Preside Giuseppina Pelella ha introdotto i lavori.
Isolata, impotente ed imprigionata in quella che è la gabbia costruita da una violenza manipolatrice. Così si sente la protagonista del libro La gabbia di Anna di Maria Lovito (casa editrice Lucana Edigrafema), un racconto impressionante e rappresentativo della realtà che devono affrontare molte donne, costrette a subire l’arroganza di chi non sa essere un uomo, scegliendo di usare le armi di una violenza che si maschera, e silenziosa, riesce lentamente a mettere a tacere il coraggio. Spesso però, esso trova la forza di riemergere e di liberarsi dalla prigione in cui era stato relegato, vincendo la paura. Anna, nata e cresciuta in una famiglia semplice, è un personaggio umile e speranzoso, che incarna la fugacità piena di aspettative tipica della gioventù che la porta sposare a soli venti anni l’uomo che costruirà la sua stessa gabbia: Lorenzo, un giovane di famiglia abbiente che inizialmente sembra poter offrire ad Anna la vita che lei desidera. Decisa ad andare a convivere nella casa in cui Lorenzo isolerà possessivamente la donna, ella sin da subito inizia ad avvertire una sensazione di disagio dovuta alle pressioni e alle continue pretese del marito, che nell’intimità domestica inizia a rivelare la sua vera natura, nascosta sino a quel momento da una maschera di premure e attenzioni.

Frastornata da una prepotenza travestita di un amore illusorio, Anna, sull’orlo del soffocamento, riesce piano piano a svegliarsi dall’incubo in cui si è ritrovata, anche con l’aiuto del suo avvocato e della sua terapeuta, che la esortano a continuare a lottare perfino nei momenti in cui l’arrendevolezza sembra prendere il sopravvento. La protagonista infatti, comincia a mettere ordine nella confusione schiacciante che la circonda, soprattutto grazie all’Amore per il figlio Gabriele e anche grazie alla scoperta del potere esplicativo delle parole, che l’accompagnano nel suo cammino di consapevolezza e la aiutano a dare un nome preciso a quello che ha trasformato la sua vita in un patimento.